Pescara-Napoli: è ancora caos da "Il Messaggero"

Un giorno di ordinaria follia. Lo accende e lo spegne il presidente biancazzurro Paterna al quale, l'ultima ordinanza del Consiglio di Stato, fa saltare i nervi.
Nel gioro di 24 ore il massimo dirigente biancazzurro sembra farsi travolgere dallo scoramento, ma poi capisce, torna sui suoi passi e ritrova la giusta serenità per andare avanti nel modo giusto.
Causa del tutto, naturalmente, il solito Napoli che continua a collezionare sconfitte giudiziarie ma comunque non molla.
"Sento una brutta aria -dice il presidente venerdì sera ai micofoni di Reteotto-. Qui ci stanno accerchiando e temo che vogliano farci la festa..."
Una paura incomprensibile, ingiustificata visto che la società biancazzurra è assolutamente in regolacon i parametri richiesti dalla Federcalcio per l'iscrizione ai campionati.
Eppure il presidente, evidentemente sotto pressione, si lascia trascinare e annuncia l'intenzione di prendere un'iniziativa che, in breve, semina il panico nella Pescara sportiva: "Se troviamo un giudice che vuole aiutare il Napoli- dice Paterna- e ci dà torto, non avremo più diritto nemmeno al Lodo Petrucci. Spariremmo dal calcio italiano.
Allora sto pensando di proporre una transazione al Napoli, un accordo che possa salvare capra e cavoli".
In sintesi, accordarsi per portare il Napoli in B e ritrovarsi di nuovo in C1.
Un'idea fole visto che viene da una società in regola.
Una sorta di patteggiamento, insomma una resa. Solo che ad arrendersi non sarebbe stato il Napoli.
La notizia fa il giro della città in un baleno.
Le redazioni dei quotidiani sono bersagliate dalle telefonate dei tifosi.
Si muovono anche le istituzioni cittadine. Per primo è l'assessore Rudy D'Amico: "Non voglio neanche credere ad una eventualità del genere. Il Pescara è in regola e non ha nulla da temere. Ce lo hanno ribadito anche il federcalcio. La serie B del Pescara non si tocca".
Più tardi è lo stesso primo cittadino Luciano D'Alfonso a chiedere chiarimenti telefonici al presidente, che comprende di essere andato sopra le righe e, dopo aver rassicurato il primo cittadino, comincia una lenta e saggia retromarcia.
"Ho soltanto paura di subire una clamorosa ingiustizia contro la quale, a questo punto, non avremmo più modo di appellarci.
Ma mi batterò con tutte le mie forze politiche e istituzionali.
Purtroppo in Italia si può ottene giustizia soltanto alzando la voce , la alzeremo anche noi. E vi garantisco che sarà una voce forte. Molto forte".